Caro vecchio sport in strada

Caro vecchio sport in strada

C’erano una volta i marciapiedi pieni di bambini di ogni età, dalla mattina alla sera, con un radicale aumento del numero nei week-end e nei mesi estivi. Erano i tempi in cui una bottiglietta di plastica poteva sostituire un pallone, i pali erano fatti da alberi, zaini, felpe arrotolate o panchine, i cestini erano canestri per giocare a basket e le partite non avevano punteggio, ma finivano quando ci si stancava di rincorrersi a vicenda. Erano i tempi in cui lo sport in strada la faceva da padrone, in cui si sognava Maradona prima, Baggio poi, Totti e Del Piero infine, in cui Michael Jordan era il simbolo del basket oltreoceano e Meneghin e Pozzecco quelli dello stivale che con entusiasmo si provavano ad imitare, sull’asfalto di tutte le città.

Col tempo di bambini e ragazzi in strada se ne son visti sempre di meno, sia per il considerevole aumento di associazioni sportive e circoli in cui poter giocare “in sicurezza”, sia perché la preparazione degli istruttori in queste associazioni è indubbiamente migliorata, con la maggiore attenzione riposta all’educazione extra-scolastica nel primo quarto del XXI secolo, sia, soprattutto, perché la tecnologica è stata l’onda anomala che ha investito le vite di tutta la popolazione mondiale, addobbando i salotti con computer, tablet e console di ogni genere, che hanno sostituito il passatempo per strada. Ormai le competizioni online sulle varie console sono diventate uno sport vero, riconosciuto e spesso anche profumatamente retribuito, con il nome di eSport (dove la “e” sta per “electronics”), mentre i vicoli ed i marciapiedi diventano sempre più vuoti.

Sono molto pochi i “temerari” che ancora preferiscono giocare a calcio per strada, fare due tiri a canestro in qualche campetto disponibile, giocare a pallavolo, tennis o qualsiasi sport abbia catalizzato l’attenzione negli anni passati. Come se non bastasse, le città si sono rapidamente adeguate a questa situazione, gli spazi disponibili sono stati “re-urbanizzati” e stanno diventando ancora meno; addirittura a volte bisogna “emigrare” per trovarli!

Inoltre, la stragrande maggioranza di quelli che ora si vedono in strada non sono più bambini, ma adolescenti o addirittura adulti, giocatori amatoriali o dilettanti, intenti a dedicarsi a sessioni extra di allenamento.

L’emergenza COVID-19 si è avventata su questo fenomeno come una ghigliottina, sradicandone l’ultimo barlume di vita che ancora aveva: ormai in strada non ci sono neanche quei pochi coraggiosi.

La scelta è comprensibilissima e ci mancherebbe altro: non siamo qui ad istigarvi ad infrangere la legge per un semplice discorso, mosso forse da un po’ di nostalgia, mista a esaurimento, per una situazione che sta attanagliando la nostra vita da quasi un anno.

Bensì siamo qui a ricordare, e a ricordarci, che un marciapiede usato come campo da calcio o un muro come porta sono gli sprizzi di vitalità e colore che per anni hanno addobbato le giornate di tutti noi. E che magari, un domani non troppo lontano, quando tutto ciò sarà finito, risentire le urla e i rumori dei match sotto i balconi potrebbe essere la colonna sonora di un film che sa di libertà.

Fonte: BarlettaViva.it