Nato da una ricchissima ed influente famiglia della borghesia agraria pugliese,i Cafiero, originari della penisola italiana. Sin da giovane venne avviato alla carriera diplomatica, che però abbandonò ben presto.
Dopo l’incontro a Londra con Karl Marx e Friedrich Engels, che lo portò ad accostarsi alle teorie marxiste, divenne il primo divulgatore del Capitale di Marx. Nel 1871 fu tra i principali artefici dell’attività volta al consolidamento delle sezioni italiane dell’Associazione internazionale dei lavoratori.
L’anno successivo, durante il congresso di Rimini , in cui si svolsero le conferenze delle sezioni italiane dell’Internazionale, ruppe però con il socialismo scientifico professato da Marx ed Engels, accostandosi bensì all’anarchismo, di cui divenne uno dei principali esponenti.
Nel 1873, dopo essere stato arrestato, riuscì ad acquistare un terreno in Svizzera, a Locarno, chiamato “La Baronata”, in cui fu costruita un’abitazione che serviva a dare ospitalità ai rivoluzionari di tutta Europa. “La Baronata” divenne la dimora principale, tra gli altri, di Bakunin che per molti anni ne fu il legittimo proprietario, legato da una forte amicizia con l’anarchico pugliese.
Inserito stabilmente nel movimento anarchico, Cafiero partecipò ai tentativi insurrezionali di Bologna e del Matese, conclusi entrambi in maniera fallimentare e con il suo arresto. Successivamente si sposò in Russia con la rivoluzionaria, probabilmente per sottrarla alle persecuzioni zariste. Nel 1875 fu il corrispondente dall’Italia del Bollettino della Federazione anarchica del giura riportando notizie sulla situazione sociale della penisola.
Cafiero fu sempre ben conscio dell’importanza della propaganda anarchica e per questo collaborò alla pubblicazione di diversi fogli socialisti del tempo, tra cui La Campana di Napoli. Impossibilitato a tornare momentaneamente in Italia poiché, dopo l’attentato di Giovanni Passannante contro il re Umberto I, era stata attuata una dura repressione contro repubblicani e internazionalisti, nel 1879 pubblicò il Compendio del primo volume del Capitale – Il Capitale di Marx – che godette di immediata e larga diffusione. Il suo scritto più originale Anarchia e comunismo (1880), col quale sancí una cesura politica tra l’anarco-collettivismo professato da Bakunin e quello che prenderà poi l’appellativo di anarco-comunismo, parte dalla convinzione che la rivoluzione sia una legge che regola la storia dell’umanità e che rende possibile il progresso dei popoli nel corso del tempo: «La rivoluzione è causa ed effetto di ogni progresso umano, è la condizione di vita […] la legge naturale dell’umanità: arrestarla è un crimine; ristabilire il suo corso è un dovere umano».
Nella primavera del 1882 rientrò in Italia annunciando, fra la sorpresa generale, il suo favore all’attivismo elettorale, anche se personalmente non accettò mai nessuna candidatura. Parlò di questa sua crisi interiore con Kropotkin e Malatesta, sostenendo di voler rinunciare «non all’ideale, ma alla pratica anarchica, non all’anarchia, ma all’anarchismo». Il suo allontanamento dall’anarchismo fu quindi più che altro formale e non sostanziale (come per esempio lo fu quello di Andrea Costa (1881), con cui peraltro lo stesso Cafiero fu durissimo, accusandolo di aver tradito la causa del proletariato).
In aprile venne arrestato per l’ennesima volta a Milano e in carcere si verificò il suo primo tentativo di suicidio. Dopo essere stato prosciolto dall’accusa e accompagnato al valico di frontiera di Chiasso, vagò in cerca d’alloggio, ma probabilmente erano già presenti in lui segni d’una malattia nervosa che più avanti si manifestò con chiarezza.
Durante il suo peregrinare venne arrestato più volte in Italia e in Svizzera, ma la malattia lo portò al suo internamento in un manicomio (1883).
Morì a Nocera Superiore, in provincia di Salerno, il 17 luglio del 1892.
Fonte: “Wikipedia“